GIUSEPPE SCAPUCCI "PEPPINO"

Oggi che tutti sono:
Prof. Dott. Rag. Geom.
Don. Mons. Card. Sant.
Pref. Quest. Sind. Ass.
Gen. Col. Cap. Ten.
Cav. Comm. Grand. Uff.Chiamarsi semplicemente
GIUSEPPE
c'è da ridere
Io piango dalla gioia.

Giuseppe, poesia di G. Scapucci

2019.05.30

2018.10.14

2017.09.24

2016.09.25

2016.09.24

2009.12.04

Una mattina Gregor Samsa si risveglia trasformato in un enorme insetto. La sua arresa di commesso viaggiatore non ha saputo contenere e reprimere la necessità di scrivere e amare, una necessità più forte lo ha trasformato, reso mostro, emarginato. Giuseppe Scapucci, ispirandosi liberamente alla Metamorfosi di Kafka, tesse la tela che ha intrappesistenza olato Gregor–Kafka e se stesso, metaforica ossessione popolata di personaggi grotteschi, intimi, fantastici. La metamorfosi si pone parallela tra la vita di Kafka, del personaggio Gregor Samsa e la realtà di Giuseppe Scapucci. Protagonisti una famiglia estranea che non lo comprende, amanti tradite e giornalisti morbosi, esseri fantastici che danno voce alla sua coscienza e un regista che grida per lui. Una malattia chiamata uomo, presentato al Premio Teatro Riccione 1977, già in scena in forma di lettura teatrale nel Giugno 2008 (in occasione dei 25 anni dalla morte del poeta binaschino), rivive in forma drammatizzata, per raccontare e indagare ancora la metamorfosi mostruosa dell’esistenza, la mutazione che si impone tra ciò che vorremmo essere e ciò che siamo, una specie di malattia che ci segue contro ogni prevedibile prospettiva e ci condanna ad un mero adeguamento genetico, sociale, culturale.